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Don beppe Giunti

QUANDO LA SCUOLA PUO' BATTERE LE MAFIE

Un incontro tra scuola e carcere perché l'istruzione è la porta d'ingresso alla libertà

Padre Giuseppe Giunti, frate minore conventuale, accompagna da anni nelle carceri i collaboratori di giustizia che hanno deciso di dare il loro contributo per la lotta al crimine organizzato.

Ieri ai nostri ragazzi ha raccontato le riflessioni sulla scuola fatte dai collaboratori stessi che cercano di analizzare e giustificare i motivi che li hanno portati a delinquere, ma che hanno costruito la propria esistenza grazie alla scuola frequentata in carcere. Lo studio è, secondo l’opinione di tutti, il principale ed indispensabile strumento per sconfiggere la criminalità di stampo mafioso, “perché la camorra vive nel silenzio, la scuola insegna le parole”.

Significativa e toccante la testimonianza dell’ottantenne Roberto Gramola, la cui storia è raccontata nel libro “Io sono il mercato” di Luca Rastello. Roberto è stato uno dei più grandi narcotrafficanti italiani tra gli anni '70 e '80 che ha raccontato la sua dura esperienza in carcere, dove ha trascorso ben 21 anni, ma ha anche sperimentato quanto lo studio in carcere sia un’alternativa per condurre una persona a riflettere sul suo passato e a riprendere stima di sé stessa.

Oggi, dopo aver ottenuto il diploma classico e due lauree al Polo Universitario del carcere (una in giurisprudenza e una in scienze politiche), lavora come volontario della Caritas ed è giornalista collaboratore del settimanale della diocesi di Torino.

La cultura non deve essere solo sapere scolastico e impartire nozioni, ma, attraverso insegnanti empatici che lascino un segno, deve essere «educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva».

Un ringraziamento speciale a don Beppe e Roberto per la loro preziosissima testimonianza.

 

CODICE MECCANOGRAFICO
TOCF033006